Ogni tanto mi capita di tornare con la mente in un esatto luogo, sembra
così reale, vero, non è un sogno, ci sono veramente, anche se distante 200 km.
Questo posto è il centro storico della città di Campobasso, luogo in cui sono
cresciuto fino alla maturità, la mia prima casa.
Chiarisco subito una cosa, con casa non intendo un edificio singolo, ma tutt’altro, le strade, le piazze, i parchi, gli amici, la famiglia. Questo centro storico è particolare, ci si entra attraverso più percorsi e tramite vie sinuose e tantissime scale si arriva fino in cima. Non posso ancora dire cosa c’è in vetta, perché per me è stata una sorprendente scoperta e vorrei che sia lo stesso per voi lettori.
La prima volta in questo luogo è stata con la mia famiglia e ora è
identico, non è cambiato nulla, c’è un immagine forte e chiara che mi tormenta,
la vedo limpida, le emozioni che provo sono tante e contrastanti tra loro,
gioia, senso di smarrimento, solitudine, quiete. Perdersi e ritrovarsi in un
posto che già si conosce o la sorpresa di “atterrare” in un luogo nuovo, tutte
sensazioni opposte, ma con un’unica caratteristica: essere posti nascosti. Il
non sapere dove andare era il problema del “piccolo me” perso tra queste vie,
la soluzione era banale, camminare alzando lo sguardo verso il cielo, dove il
confine tra la sommità dei palazzi e il cielo forma una “strada ribaltata a
quella fisica”. Non è, non era l’unica soluzione, sapevo che per riuscire a
ritrovarmi dovevo avere tutto il quadro della situazione, camminare e seguire
la strada non bastava, bisognava salire fino ad arrivare su in cima. Percorsi
vari metri tra edifici stretti con portali che nascondevano le abitazioni delle
persone e salite le infinite scale, mi ritrovai una doppia sorpresa: un
panorama immenso e un castello, mai notato fino a quel punto, poiché celato dalle
case che formano le strade sinuose attraversate poco prima.
Crescendo ho imparato più tragitti del centro storico, ma tutt’ora
sarei capace di perdermi nuovamente tra quelle vie a prima vista contorte. I
percorsi, alcune volte strettissimi e altre poco più larghi, sono dei veri e
propri corridoi che fanno fluire le persone e le guidano, come hanno fatto con
me, verso dei “respiri”, slarghi più riconoscibili, luoghi in cui
sostare, in contrasto con la strada fluida.
Sicurezza è la parola giusta per definire questo spazio, mi
sentivo abbracciato dalle case che definivano il perimetro percorribile, al sicuro
e guidato verso altri posti della città. La sensazione più forte era ed è tutt’ora
la curiosità di scoprire altre zone nascoste del centro storico, poiché in
mente torna sempre e solo un’unica immagine, che si, rispecchia un po' tutte le
viste del luogo (perché è così labirintico che ogni visuale sembra la stessa),
ma resta unica nella mia testa. E’ un vero labirinto, ho la percezione di
passare sempre per la stessa porzione di luogo, come in un loop indefinito,
anche se sto camminando e andando oltre, mi accorgo però che cambiano alcuni
piccoli dettagli, sulla strada, sulle case. So ancora una volta che, anche se
non so bene dove io stia andando, arriverò in un luogo che conosco e finalmente
abbandonerò la sensazione di smarrimento che aveva accompagnato me per tutto il
tragitto.
Commenti
Posta un commento